BIOMECHANICAL: THE EMPIRES OF THE WORLDS
data
08/09/2005Immaginate una sala prove completamente rivestita di pannelli insonorizzati di puro acciaio, dai quali pendono catene e ferramenta varia. Immaginate anche che dentro a questa sala prove ci suonino, insieme e sincronizzati alla perfezione, Judas Priest, Nevermore e qualche membro dei Meshuggah che dà il cambio ai colleghi quando sono stanchi. Immaginate tutto ciò e potrete avere una vaga idea di quello che vi aspetta ascoltando “The Empires Of The Words” dei Biomechanical, che hanno sfornato un disco, semplicemente, mostruoso. Un disco nel quale convivono heavy metal classico, thrash, prog, il tutto fuso in un altoforno cyber per dare alla luce una maestosa lastra d’acciaio ben rappresentata dal platter in questione. Basta qualche crepitio di vetri rotti per farci sprofondare nella furia disumana (meccanica?robotica?) dei cinque britannici, “Enemy Within”, un concentrato di assoli, vocals impazzite (sugli scudi per tutto il platter il singer John K., che passa dai growl ai falsetti di Halford come fosse cambiare canale sul televisore) e pattern ritmici semi-insuonabili che al primo ascolto potrebbero seriamente ledere alle vostre cellule cerebrali. Devastanti per tutta l’intera durata del platter (come non citare gemme del calibro della title-track o di “Assaulter”), i Biomechanical si congedano con una suite in quattro parti che è con tutta probabilità una delle composizioni di questo genere più belle che si siano sentite negli ultimi anni, che non sfigurerebbe come colonna sonora in un film di fantascienza, possibilmente non di Michael Bay o Rob Cohen. Insomma, i Biomechanical hanno messo su disco il futuro dell’heavy metal, e qua nessuno dice nulla, se si escludono i voti siderali che gli inglesi stanno raccattando in tutta Europa, per somma gioia di mamma Earache. Come la mettiamo?
Commenti