A STORM OF LIGHT: Anthroscene
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15/12/2018Gli A Storm Of Light sono una sorta di transfughi che hanno gravitato nelle diverse incarnazioni dei Neurosis, Red Sparowes ed Unsane. Incrociati un paio di volte di passaggio nei club capitolini, non hanno destato più di tanto la nostra attenzione in quanto all’epoca sciorinavano qualcosa di assimilabile al postcore/postmetal molto debitore verso le band di cui hanno fatto parte. Per il quinto full-lenght gli americani hanno deciso di cambiare completamente registro rispetto al passato, hanno dato forma alle loro influenze producendo un disco che ha come spina dorsale il riffing tagliente dei Prong - "Slow Motion Apocalipse" - l’industrial metal dei Killing Joke (in "Life Will Be Violent" sembra di ascoltare Jaz Coleman alla voce), ed in misura minore del postcore con echi di Ministry, Nine Inch Nails e Tool. Le liriche dei nostri sono il prodotto di una lucida e amara riflessione sulla società in cui viviamo, dominata da razzismo, egoismo, disastri: della politica ('money, power and soul sucking fame, another overdressed anarchist, when you die we will spit on your grave', estratto da “Rosebud” - ‘just close your fists and look for someone weaker to hit and wave that flag, you’re just another fake patriot’ da “Dim”), della televisione (‘no stars to wave, no country to save, just morphine and tv are all I need’ da “Prime Time”) e della tecnologia la quale anziché contribuire a migliorare le relazioni ci dissocia sempre più. Enigmatica in tal senso è la frase trascritta all’interno del booklet che riporta: se cerchiamo la causa dei nostri problemi non dovremmo controllare se le persone utilizzano le droghe, dovremmo controllare il loro tasso di stupidità, avidità, ignoranza ed amore per il potere. Un triste spaccato della nostra società reso magistralmente in musica attraverso toni apocalittici “Laser Fire Forget” da una band che ha maturato diversa esperienza sulle spalle.
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