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MR. BUNGLE

La serata di lunedì 17 giugno, in quel di Milano, è segnata sicuramente dal ritorno in Italia di una band che ormai è particolarmente affezionata al Belpaese, vale a dire i Megadeth che hanno catalizzato l’attenzione di molti appassionati. Eppure, in questa stessa sera c’è stato un evento che ha tenuto altamente testa e che sarebbe dovuto rivelarsi ancora più importante, data l’assoluta eccezionalità e l’alta probabilità di non poter più rivedere questo tipo di eventi per tanto tempo ancora. Al Circolo Magnolia di Segrate, location che soprattutto d’estate riesce a dare il meglio di sé in fatto di eventi musicali di un certo spessore, è andato in scena uno show masterclass del rock-metal internazionale. Perché vedere sullo stesso palco artisti della portata di Mike Patton, Dave Lombardo, Scott Ian, Trevor Dunn e Trey Spruance, cioè delle autentiche icone pluri-celebrate del metal mondiale, non è situazione che capita quotidianamente. Perché ormai, al giorno d’oggi, assistere ad uno show targato Mr. Bungle è un’occasione da non lasciarsi letteralmente sfuggire, per non vivere poi nel rimorso più profondo. E siamo riusciti nell’intento, insieme a tantissima gente che ha piacevolmente riempito la location, in un clima assolutamente godereccio e trepidante di attesa per il grande evento. Ad accompagnare le gesta dei quattro americani, sul palco grande si sono intervallate due band di sicuro interesse, quali gli Spotlights dei coniugi Mario e Sarah Quintero, e i sempre più imprevedibili Oxbow, guidati dall’eclettico Eugene Robinson.

Gli Spotlights sono reduci da ottimi riscontri dati dagli ultimi lavori in studio, compreso il recente ‘Alchemy For The Dead’ registrato per Ipecac Recordings, e sul palco del Magnolia il trio newyorchese mette in mostra, in mezz’ora esatta, tutto il loro bagaglio di duro alternative rock che, brano dopo brano e dopo un settaggio dei suoni che, gradualmente, li ha fatti rendere al meglio, ha dato subito una bella sterzata alla serata, facendosi apprezzare per le loro ritmiche propositive e per l’incisività del loro sound. Le voci, mano a mano, sia di Mario che di Sarah, si sono imperniate di quel sapore acidulo che ha fatto da condimento alle loro taglienti canzoni. Un buon antipasto di ciò verrà più avanti.

La parte centrale della serata è affidata agli Oxbow, che in maniera diversa ma ugualmente diretta, hanno attratto il folto pubblico presente. Soprattutto lui, Robinson, ha subito preso la scena, vestito di un completo color oro che ha subito spiccato sul resto. Il suo continuo andare fuori fase rispetto alla struttura dei brani della band è il suo conclamato marchio di fabbrica, nonostante il noise-rock sia già di per sé un genere che tende spesso e volentieri ad avventurarsi fuori dai binari consentiti. Ovviamente, non poteva non tenere banco la voglia di machismo di Robinson che, gradatamente ma inesorabilmente, si sveste di quasi ogni indumento, lasciando sfoderare la sua carica di virilità mai celata. Fortunatamente, a ciò si unisce una performance musicale di ottima fattura, con una tenuta vocale sempre all’altezza, e una band che lo circonda a dovere con i propri cambi di ritmo. Sicuramente la band ha contribuito a far aumentare la temperatura, già piuttosto calda in questa serata di metà giugno.

Una versione sghemba di “Così parlò Zarathustra” dà il via all’evento clou della serata, con il pubblico ormai in pieno delirio e subito pronto a scatenarsi sulle mitragliate prettamente thrash dei Mr. Bungle. Perché, in buona sostanza, questo è stato: un concerto classicamente thrash (e con Dave Lombardo alla batteria, non poteva essere altrimenti), con sprazzi più “romantici”, ma sempre, costantemente, immersi nella follia sonora più completa. Mike Patton si presenta sul palco più in forma che mai, con delle treccine in stile antenne da formica, e maglietta dell’Inter personalizzata. Le chitarre di Scott Ian e Spruance sono taglienti al punto giusto, e danno sempre l’impressione di suonare il loro metal con tanto vigore e prepotenza, in particolare lo storico chitarrista degli Anthrax, anche lui sempre in forma. Nelle retrovie, un Dave Lombardo come sempre serioso, ma estremamente puntuale nelle sue sassate sulla batteria. E al centro del palco, Patton mena le danze, con i suoi effetti e le sue movenze, e in tutta risposta il pubblico si esalta e sbatte senza alcun riferimento.

Il delirio si compie.

Ascoltare brani che non si sentivano più da molti anni (la band torna dopo più di 20 anni in Italia) ha avuto un effetto devastante sul pubblico, che ha accolto i ragazzacci sul palco con il giusto tributo, dimenandosi ed esaltandosi ad ogni bordata emessa. Ad aggiungere ancora più sale alla faccenda, ci ha pensato (come poteva essere altrimenti…) il solito Patton, destreggiandosi nel suo soddisfacente italiano, facendo capire che questa terra è un po’ come la sua seconda casa, interloquendo con il pubblico a suon di sberleffi ed intercalare al limite della decenza, e costringendo il povero Lombardo a declamare una battuta in italiano che ha riscosso “sonore risate” da parte del pubblico. Durante il set, non solo brani del repertorio Mr. Bungle, ma anche gradite cover: dalle fucilate di “Malfunction” e “Hell Awaits”, sino agli omaggi verso artisti italiani, che nella loro storia sono stati ugualmente importanti, come i Raw Power di “State Oppression” e Adriano Celentano di “24.000 baci”, quest’ultima ovviamente e rigorosamente reinterpretata in italiano. E con una rivisitazione in italiano di “All By Myself” di Eric Carmen, in cui Patton sbatte il suo carico di briscola sfoderando ricordi masiniani d'annata con il suo iconico “Vaffanculo”, si chiude uno show dove il sano divertimento e la goliardia più accanita sono stati gli assoluti protagonisti, accentuati dal fatto che la band si è rivelata comunque in forma più che buona, nonostante insieme non sono stati più costanti. È stato un vero piacere vedere tutti quanti insieme godersi e divertirsi di una serata rock-metal carica di adrenalina.

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