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METAL DAYS - WEEKEND OF SOLACE

Il festival Metal Days era stato cancellato, ma gli organizzatori, con minimo preavviso, visto l'opportunità di organizzare qualcosa di simile e forti di 2000 potenziali adesioni richieste via web entro una certa data per portare avanti il processo organizzativo, hanno deciso di dare vita a questo 'Metal Days - The Weekend Of Solace' caratterizzato, rispetto al festival a cui si ispira, da una riduzione sia nella durata (da una settimana ad un weekend "lungo"), che nel numero dei biglietti (da 12000 a 3000). Tutto questo a causa, ovviamente, della situazione ancora in evoluzione per quanto riguarda la pandemia. Evoluzione che si è fatta più che mai evidente quando, lo stesso giovedi mattina in cui il festival doveva avere inizio, le autorità slovene hanno fatto presente che, non solo tutti i partecipanti non ancora vaccinati o guariti dovevano avere un test non più vecchio di 48 ore, ma tale test doveva anche essere stato eseguito tassativamente in Slovenia, salvo la possibilità di testarsi all'ingresso del festival stesso. Chi scrive era ancora in viaggio durante quel giovedi, ma un'occhiata ai social media ha immediatamente dato la misura del disappunto in parte del pubblico. Questo fatto non era ovviamente in realtà imputabile agli organizzatori, alla mercè delle autorità locali quanto e più dei partecipanti stessi. Aggiungerei che, nel momento in cui ci si decide a partecipare ad un evento del genere con i tempi che corrono, mettere in conto qualche contrattempo è il minimo.

Testarsi in loco si è dimostrato inoltre molto semplice e il personale medico incaricato all'ingresso era anche in grado di rilasciare documentazione scritta in più lingue, quindi non solo ad uso e consumo dell'ingresso al festival, ma anche per il viaggio di ritorno. Per venire al Metal Days di ripiego di quest'anno, la zona spiaggia, di solito parte integrante dell'area festival, era invece di libera fruizione, cosa che in realtà non ha creato nessuna differenza nella percezione: il pubblico in riva al fiume era come sempre costituito di metallari intenti a tipiche attività da spiaggia, con la solita presenza di animali gonfiabili di dimensioni spropositate. Gli organizzatori meritano lodi per l'organizzazione in se. Dalla line-up, pur in gran parte costituita da band locali, tuttavia validissime senza eccezione e da headliner di tutto rispetto. Pur orfano del palco principale, che sarebbe stato sovradimensionato per un quarto del pubblico abituale, l'atmosfera si è rivelata eccellente intorno al secondo palco, che a mio avviso, in quanto a feeling, posizionato com'è in mezzo alla vegetazione boschiva, non ha nulla da invidiare al maggiore. Unica nota stonata la scelta della società di catering, non per il cibo a disposizione, vario a sufficienza, e per essere un festival tutto sommato valido, ma per il perverso sistema di pagamento impiegato da questi, foriero di errori e discussioni, quando non di eventuale vera e propria (non dimostrabile) disonestà. Ma veniamo al festival in senso stretto. Chi scrive non era ancora presente il giovedi. Il venerdi si apre alle 17.50 con gli sloveni Inmate, artefici ad oggi di ben quattro album, che con il loro melodeath a la Soilwork sono un ottimo e poco impegnativo gruppo d'apertura; in particolare il vocalist ricorda molto da vicino Björn Strid, col suo alternare clean vocals e growls. Più impegnativo il set dei Morost, sloveni anch'essi, un death di influenza prevalentemete scandinava dalle venature prog. La band di Lubiana ha pubblicato quest'anno il proprio secondo full-lenght dopo sette anni.

Intanto il tempo atmosferico, che già aveva manifestato la sua imprevedibilità durante il pomeriggio costringendo i bagnanti a restare in costume sotto un diluvio cominciato addirittura con un sole sprendente, riprende a minacciare il prosieguo del festival, in particolare il set degli SkyEye, ottimi epigoni locali degli Iron Maiden. Il vento spira potente attraverso la valle e i lampi si susseguono incessanti nel cielo diventato nel frattempo scuro dato che è tramontato anche il sole. Gli SkyEye non si fanno però impressionare e iniziano il loro set riempiendo velocemente lo spazio antistante il palco, svuotatosi prima proprio a causa delle condizioni atmosferiche. Il loro nuovo lavoro è un vero e proprio inno alla vergine di ferro, e i pezzi si susseguono incalzanti e coinvolgenti. Con pezzi come "King Of The Sky" o il singolo "Costellation" non c'è maltempo che tenga. Anche le pose dei membri della band ricordano i più celebri britannici, dal modo in cui il cantante si muove da destra a sinistra su tutto il palco incitando il pubblico alla gestualità di uno dei chitarristi, col braccio più volte disteso verso l'alto a la Dave Murray.

Veniamo cosi agli headliners Moonspell. Il loro show non è cambiato molto negli anni, presentando sempre alcuni inevitabili classici ("Opium", "Alma Mater", "Full Moon Madness"), una buona pattuglia di pezzi dell'ultimo lavoro e qualche sparuta traccia tratta dagli album di mezzo; in questo senso vale la pena notare che "Breathe" e "Extinct" tratti da 'Extinct' paiono essersi ritagliati un posto più duraturo nelle setlist. Lo show è comunque sempre di altissimo livello, atmosferico e coinvolgente, e l'interazione di Fernando Ribeiro col pubblico (intento in particolare a sottolineare l'eccezionalità del trovarsi sul palco davanti alla gente in tempi di pandemia) sempre piacevole.

La seconda giornata, se qualcuno aveva ancora dubbi sulla natura del tempo atmosferico nelle vallate di montagna, si apre con un improvviso diluvio con vento fortissimo. Non ho potuto constatare con i miei occhi, ma pare che il campeggio fosse più o meno devastato, tanto da indurre gli organizzatori ad invitare la gente a farsi viva presso di loro qualora non avessero avuto più nulla di asciutto da indossare. I concerti hanno però potuto svolgersi indisturbati di sabato, a cominciare da quello dei croati Manntra. Nati dalle ceneri degli Omega Lithium, ne riprendono alcune coordinate stilistiche (il lato industrial, che li avvicina a tratti ai Rammstein, anche nell'approccio estetico), ma con un taglio più morbido, cosa che li ha portati a partecipare anche alla selezione per l'Eurovision Song Contest un paio di anni fa. Si tratta quindi di una scelta non azzeccatissima in teoria per il festival, ma il pubblico gradisce e la band non si risparmia.

I successivi Brutal Sphincter sono completamente al di fuori di quello che definirei uno spettro di ascoltabilità, quindi sospendo ogni valutazione sia per questo motivo, sia perchè ho profittato della loro sgradevolezza acustica per fare altro. I Noctiferia, celebrità di casa, hanno calcato il palco del Metal Camp/Metal Days un'infinità di volte. Si presentato con l'appena pubblicato album di tributo ai conterranei Laibach intitolato 'Reforma'. Il genere proposto da questi ultimi è tutto fuorchè roba da Metal Days e questo, insieme alla vena industrial dei Noctiferia, rende il loro set particolare con pezzi come "Tanz Mit Laibach" o "Das Spiel Ist Aus".

A chiudere la serata finale ci sono i francesi Igorr per cui, devo riconoscerlo, non avevo grandi aspettative: il loro mischiare generi disparati non era parso accattivante nè alla descrizione, nè nei pochi ascolti che avevo alle spalle. Avevo di fatto già archiviato il festival, e solo per forza di inerzia mi trovavo ancora in zona palco. Raramente sono rimasto sorpreso a questi livelli: non solo l'improbabile amalgama sonoro dal vivo risulta credibile ma anche coinvolgente ad un livello che non ritenevo possibile. La cantante soprano in particolare getta un'aura di magia sul pubblico, abilmente coaudiuvata da tutto ciò che le accade intorno. Gli Igorrr sono senza dubbio una band che merita approfondimento, dopo un' esperienza totalizzante come mi è parsa la loro esibizione dal vivo.

Ritorno a casa dalla Slovenia con la sensazione di un'esperienza festivaliera fantastica. Neanche per un secondo ho sentito l'assenza del palco principale. Gli organizzatori sono riusciti a creare, anche in poco tempo e in una situazione oggettivamente complicata, un'esperienza davvero da ricordare per chi era li.  

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