GRIMNESS
Abbiamo incontrato la band capitolina autrice di "Trust In Decay" il cui resoconto lo trovate sulle pagine di Hardsounds a questo INDIRIZZO. Ecco il risultato della chiacchierata. Grimness: è uno stato mentale? Una concezione particolare della vita, oppure un riferimento simbolico prettamente artistico? I Grimness sono un progetto nato per dare sfogo al nostro lato della personalità più scuro e introverso. Di base è una concezione della vita che ci portiamo dentro e che ogni giorno viene alimentata. Fortunatamente preferiamo esorcizzare in musica il nostro rancore invece di portarcelo dentro ed esplodere intorno ai 50 anni sdraiati sulla poltrona di un oneroso e indifferente psicologo. Passiamo al vostro nuovo disco "Trust In Decay". Ne sono rimasta piacevolmente colpita sia dal punto di vista musicale, sia da quello concettuale. Quali sono i messaggi che volete far recepire a chi vi ascolta? Viviamo in un mondo subdolo, dove qualcuno decide al posto nostro come vestirci, cosa mangiare, ma soprattutto cosa pensare. Le stesse persone fanno in modo di pianificare le nostre mosse e renderle uniformi a quelle del resto della massa al fine di distruggere l’individuo. Credere nella decadenza è sicuramente uno dei primi passi per riprendersi la propria coscienza e ribellarsi contro il sistema. Non parlo né di politica né di religioni, ma del sistema che comprende tutto Quel senso di distruzione e caos che pervade il vostro cd potrebbe sposarsi benissimo con i brutti tempi che stiamo purtroppo vivendo ultimamente, soprattutto qui in Italia. Il vosto lavoro rappresenta per voi lo specchio dei tempi? Se si, restando in casa, pensate che ci sia un modo per uscire da questo caos oppure ormai il nostro Paese non farà che raschiare sempre di più il fondo del barile? Sono convinto che fino a quando la preoccupazione principale della gente rimarrà quella di sapere il risultato delle partite, o con chi sta scopando ultimamente la velina di turno, le cose almeno qui in Italia difficilmente cambieranno. È anche vero che tanta altra gente, magari più sensibile all’argomento, è talmente concentrata a sopravvivere che non ha né le forze né l’energia da dedicare a certi pensieri. La nostra musica vuole immortalare proprio queste dinamiche, in questo caso la sensazione di impotenza dell’umanità e la rabbia che da questa ne scaturisce. In merito all'aspetto musicale, come sicuramente vi sarà già stato fatto notare tante volte, ho sentito sia influenze degli ultimi Satyricon che dei DHG, questi ultimi uno dei miei gruppi preferiti di sempre. Quali sono i cd di entrambe le band che preferite maggiormente? E cos'è che vi ha spinto a cercare la sperimentazione nella vostra musica oltre al vostro gusto personale? In verità non c’è niente che ci abbia spinto in questa direzione, e per quanto ci riguarda siamo ancora lontani dall’obiettivo che vogliamo raggiungere musicalmente. Abbiamo sempre seguito alcuni gruppi quali Voivod, King Crimson, Satyricon, che non hanno nient’altro in comune che la sperimentazione. Di conseguenza ci viene naturale fare determinate scelte. C’è qualche particolare che ci tenete a raccontare sulla nascita del cd? Un aneddoto legato alla stesura dei brani, alle registrazioni, oppure un momento del tutto staccato dalla lavorazione del disco che ha comunque contribuito a rendere “Trust In Decay” così vincente. Ti ringrazio per il complimento. Questo disco è stato prodotto con un budget davvero ridotto, perciò abbiamo dovuto sfruttare tutti i mezzi a nostra disposizione al massimo del loro potenziale. Se noi per primi non avessimo creduto nel materiale su cui stavamo lavorando ci saremmo scoraggiati immediatamente di fronte alle molteplici problematiche incontrate, da quelle in studio, a quelle di post-produzione, a quelle personali. Probabilmente nei prossimi giorni caricherò on line una sorta di “making of” di questo disco. Ci sono dozzine di aneddoti esilaranti e soprattutto si può vedere quanto al giorno d’oggi non ci sia più bisogno di studi di registrazione da milioni di euro per avere un risultato più che discreto. La scena black solitamente si muove in più direzioni sul piano ideologico, da quello politico, a quello religioso, filosofico, letterario. Qual è il vostro approccio alla liriche? I testi dei Grimness sono fondamentalmente esistenzialisti. Si può avere un’idea politica discordante, credere in una divinità piuttosto che a un’altra, ma l’esistenza ci lega tutti. Ovviamente le mie osservazioni sono del tutto personali, per quanto, nonostante nel gruppo siamo tre persone completamente differenti, ci sono dei pensieri che ci accomunano a quali cerco di dare voce. State già lavorando a del nuovo materiale per il futuro? Già qualche idea in cantiere? Parecchie direi. Sto lavorando proprio in questi giorni alla pre-produzione del nuovo materiale. Non faremo passare altri 3 anni per il prossimo disco. Avete in programma dei live? Qual è la dimensione che preferite di più, lavorare sodo al disco, oppure suonare dal vivo? Sono due aspetti differenti, anche se per scelta abbiamo sempre scartato idee o arrangiamenti che sarebbero poi stati difficili da riprodurre in sede live. Ci piacerebbe arrivare al punto di provare il nuovo materiale direttamente on stage, evitando noiosissime ore di sala prove, ma è un po’ complicato metterlo in atto. Con i concerti riprenderemo per la fine di marzo. Quali gruppi ritenete cardini della "scena" estrema Italiana? Avete poi da consigliare a chi sta leggendo band emergenti o underground particolarmente meritevoli di essere tenute d'occhio sia qui che fuori dal nostro Paese? Soprattutto: quanto è dura essere una black metal band in Italia? Purtroppo non seguo molto la scena italiana, ma fortunatamente qui a Roma comincia ad esserci un po’ di movimento, perciò mi accontento di quello che trovo nel cortile di casa mia. Abbiamo diverse realtà tutte molto interessanti, a partire dai Novembre, Klimt 1918, The Foreshadowing, Hour of Penance, Stormlord, Carnal Rapture, Eyeconoclast, VII Arcano, Ghouls, solo per citarne alcuni. Essere una band Black Metal in Italia è molto simile ad essere un nazi-punk nel ghetto di Harem. Per quanto riguarda l'estero, quali sono i gruppi che vi hanno colpito di più (del passato e del presente)? Su tutti consiglio i tedeschi Sonic Reign e i norvegesi Audiopain, entrambe band validissime. Bene, l'intervista è terminata, grazie per aver risposto alle mie domande e complimenti ancora per la vostra musica. Concludete come volete, spazio a vostra disposizione per esternare quello che vi pare. Ringrazio Hard-sound per lo spazio e invito tutti i lettori a visitare la nostra pagina myspace al seguente indirizzo: www.myspace.com/grimnessband BE REBEL & ENJOY THE DECAY!!! .
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