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DIESANERA

Una delle migliori realtà gothic metal dello stivale attualmente in circolazione. Ad un anno e mezzo dall'uscita del secondo lavoro dal titolo 'Grudge', ed in occsione dell'ingresso in formazione di Emilio Simeone (Death SS, Eldritch, GF93 e Secret Sphere) come nuovo batterista, abbiamo voluto scambiare due chiacchiere con Valerio Voliani, vocalist della band.

Per chi non vi conosce, come nasce la band? I Diesanera nascono come "studio project" nell'anno 2015, grazie al mio incontro con Ilario Danti. Iniziammo a scrivere diversi brani (molti dei quali costituirono la struttura del nostro primo album Crumbs) nella cantinetta sotto il mio appartamento dell'epoca e man mano che le canzoni prendevano vita, si faceva sempre più forte la voglia di portarle dal vivo. Iniziò così la ricerca di altri musicisti per formare una vera e propria band. Il primo ad aggregarsi fu Matt Langella ed il suo ingresso fu fondamentale per terminare la stesura e gli arrangiamenti del primo album. Poco dopo entrarono Yuri Giannotti e Alessio Toti. In pochi mesi costruimmo un live show ed uscimmo con il nome DiesAnEra.

Qual è l’origine ed il perché del vostro nome? Per trovare il nome giusto ci siamo fatti ispirare dalle tematiche presenti nelle canzoni scritte per Crumbs: insoddisfazione, apatia, delusione, ma anche voglia di reagire e di scappare da una vita che da un lato è più comoda, grazie anche alla fortissima evoluzione tecnologica, ma che dall'altro manca di una serie di valori e percezioni che in passato erano fondamentali, almeno per noi! Alla fine scegliemmo DiesAnEra, un nome composto da tre parole (Dies An Era) per rappresentare la rottura fra queste due epoche ben distinte.

La vostra proposta è fondamentalmente mainstream di respiro internazionale. Come mai finora vi siete rivolti a piccole etichette che probabilmente non hanno le potenzialità di promozione che meritereste? Ci abbiamo provato. Non sono in grado di darti una risposta ben precisa a riguardo, ma ho un mio pensiero. Per alcune etichette il progetto non era assolutamente mainstream come dici tu. Per altre sarebbe stato più facile se al posto mio ci fosse stata una bella donna (sia ben chiaro, apprezzo tantissimo le voci femminili nel metal), ma quasi tutte prendono in considerazione solo band che si possono permettere di spendere molto denaro in promozioni audio e video, in modo tale da far salire gli ascolti sulle piattaforme digitali. Il mercato musicale ad oggi e purtroppo funziona così. Diciamo che al momento non ci sono le disponibilità.

Per quale motivo avete deciso di mettervi nelle mani dei Lord Of The Lost come produttori del vostro ultimo lavoro ‘Grudge’? Ci fu l'occasione nel 2018 di condividere il palco con i LOTL al Traffic di Roma ed è stato amore a prima vista. Prima di allora non li conoscevo molto bene. Sentii in loro le sonorità che cercavo da tempo per il secondo album, così dopo un pò di tempo, contattai Chris e gli proposi sia il mix che il mastering di Grudge presso il Chameleon Studio di Amburgo ed una volta ascoltato il prodotto accettò con gioia. La mia idea era, oltre che ottenere un prodotto di alta qualità, anche quella di sfruttare al meglio la situazione, principalmente lavorando con un artista che conoscesse il nostro genere e sapesse valorizzarlo al meglio, iniziando così ad interfacciarmi con la realtà musicale tedesca.

‘Grudge’ = rancore/risentimento nei confronti di chi o cosa? 'Grudge' è stato un album molto sofferto. Alcuni di noi stavano attraversando un brutto periodo e tutta questa negatività ci ha condizionati molto. Ci siamo rialzati ed abbiamo iniziato a sputare tutto il veleno che avevamo in corpo nella composizione: dieci brani che affrontano diversi temi concatenati fra loro da un unico filo conduttore, l’incapacità di adattamento e sopravvivenza dell'uomo in un mondo senza regole né valori, imbevuto oramai di rabbia, violenza gratuita e come dice il titolo dell'album, rancore.

Che nesso c’è tra l’essere andati a registrare ad Amburgo e l’infatuazione per i riff d’acciaio dei Rammstein/Oomph come quelli contenuti in nei brani “King Of Salvation”, Werewolf” e “The Nowhere Man”? Il nostro obbiettivo fin dall' inizio era quello di mettere in circolazione un prodotto che avesse le carte in regola anche per un mercato estero. Ti correggo però, tutte le riprese sono state fatte in Italia, ma abbiamo voluto dare carta bianca ad un orecchio esterno per trovare una sonorità che si differenziasse dalle altre produzioni italiane che, anche se molto ben fatte, molto spesso hanno un sound poco inerente al loro genere. La scrittura dei riff e degli arrangiamenti è avvenuta molto prima di decidere lo studio con cui lavorare. Non credo ci sia una vera e propria relazione, ma solo un casuale concatenarsi di circostanze, perché è ovvio che da quelle parti conoscono il nostro genere musicale meglio che da noi ed hanno gli strumenti per valorizzarlo meglio.

Abbiamo appreso che avete reclutato Emilio Simeone (Death SS, Eldritch, GF93 e Secret Sphere) come nuovo batterista. Quali i motivi di questa scelta? Conosco Emilio da più di vent'anni ed è stato un piacere, oltre che un onore, vedere interesse nel progetto da parte sua! Uscita la notizia della dipartita di Alessio dalla band, è stato lui a contattarmi! Nel giro di due settimane abbiamo fatto quattro prove ed un live. Cosa devo aggiungere? Sicuramente l'ingresso di Emilio in pianta stabile non è da escludere! Esperienza, tecnica e gusto ne ha da vendere e non può che giovare a tutta la band. Per adesso stiamo cercando di conoscerci meglio sotto questo aspetto, senza farci distrarre dalle farfalle nello stomaco.

In epoca Covid com’è andata la promozione e le vendite di ‘Grudge’? Adesso che tutto sembra tornare verso la normalità cosa bolle in pentola? Tour? Sono stati due anni durissimi come per tutti, ma sono successe anche cose belle ed inaspettate! Avendo più tempo per stare a casa abbiamo avuto la possibilità di fare nuove amicizie virtuali. Siamo entrati a far parte di due grandi famiglie come quella di We Fucking Rock e quella di Metal Fury. Due community dove il supporto fra le band underground è forte e sano. Grazie a loro si è creata una stupenda rete di interscambio sotto tutti i fronti. C'è tanta voglia di ricominciare e le basi si sono rafforzate molto. Nel frattempo stiamo già fissando alcune date per il prossimo inverno. Vogliamo portare in giro 'Grudge' come si deve.

Non suonate spesso dal vivo, è una vostra scelta o mancanza di opportunità (escludendo i due anni di covid)? Avete qualche aneddoto che merita di essere raccontato? Non è del tutto vero. In realtà abbiamo partecipato a diversi festival e suonato da Roma a Bergamo in diversi locali. Siamo pure arrivati in finale per il Wacken Open Air. Sicuramente suoniamo poco dalle nostre parti, principalmente per colpa del fatto che molte realtà storiche sono state costrette negli anni a tirare giù la saracinesca. Inoltre, per alcune esigenze tecniche non possiamo suonare ovunque. In quanto ad aneddoti beh, "ciò che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas", ma il ricordo che porterò con me fino alla tomba è l'essere riuscito a fare tre spettacoli in tre posti diversi (uno a Ferrara e due a Treviso) in sole 24 ore!

Possiamo considerare il vocalist dei Crash Test Dummies un’influenza per il cantato di Valerio Voliani come traspare da “My Last Words”? Mmm Mmm Mmm Mmm...NO! (ahahah sono simpatico, vero?) Conosco i CTD e li apprezzo molto, ma non fanno parte del mio bagaglio musicale fino a questo punto. Ho da sempre avuto una forte bipolarità musicale: da una parte il prog e tutto il suo virtuosismo, dall'altra la malinconia, il romanticismo e l'oscurità di band come Him, Paradise Lost e soprattutto Type O Negative. La voce di Peter Steele mi stregò al primo ascolto! Penso che in tarda età abbia prevalso la seconda parte.

Per il video di “Black Swan” vi siete ispirati alla tecnica Stop Motion utilizzata dai Tool? "Black Swan" è una canzone struggente che racconta gli ultimi giorni di vita di una donna vittima di violenza domestica, le proprie paure e incertezze, la sua battaglia personale per trovare coraggio e fuggire da questo incubo che finirà per esserle fatale. La scelta del regista Simone A. Tognarelli è stata quella di fondere il tema principale della canzone con altri affini, tra cui la violenza psicologica. Vivendo nell'era dei social possiamo renderci conto di quanto sia semplice, per quanto vile e abominevole, colpire psicologicamente una donna, fino ad annientarla. L'atmosfera del video è in parte "Lynchiana" e per le animazioni stop motion sembra di rivedere qualcosa di Svankmajer o dei Brothers Quay, anche se per certi versi, si, ricorda "Sober" dei TOOL.

Nella vostra proposta ho notato diversi punti di contatto con le sonorità degli Evereve. Semplice coincidenza o sono uno dei vostri ascolti? Sinceramente non li conoscevo e ti ringrazio per avermi fatto conoscere una nuova band, mentre ti scrivo sto ascoltando un loro brano e devo confessare che non sento delle grandi somiglianze, ma hanno comunque un bel gusto!

Vuoi aggiungere qualcosa in conclusione? Beh, ti ringrazio di cuore e ringrazio anche tutto lo staff di Hardsounds, una delle poche realtà rimaste che dà spazio e voce a band come la nostra. Un saluto a tutti i lettori nella speranza di poterci conoscere personalmente, magari a qualche nostro concerto.

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