UNALEI: Taedium Vitae
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30/08/2016È agosto inoltrato, la discografia è generalmente in letargo per un mesetto, ti prepari a recuperare qualche vecchio album da rispolverare e invece... Unalei. Sembrava qualcosa di gothic che volutamente quindi ho tardato ad ascoltare perché non sapevo nulla di Federico Sanna e del suo mondo pieno zeppo di ispirazione, e me ne pento solo ora. Non sono tanti i dischi, una volta ascoltati, che ti fanno pensare "ah, l'avessi fatto prima?". 'Taedium Vitae' rientra a pieno nella categoria, andando a affiancarsi senza tanti complimenti a 'Ursa' dei Novembre e facendolo uscire malconcio dallo scontro. La sorpresa si tramuta presto in meraviglia, giusto il tempo di arrivare alla metà dell'ascolto, persi nella lingua italiana usata in modo eccezionale (i cantautori la usano in questo modo, non i metallari, di solito) e in atmosfere sognanti e emozionanti. Peccato per gli ultimi brani, "La Vuelta Esteril" e "Sei Sveglia?", che mostrano un gap troppo marcato con quanto ascoltato in precedenza e sembrano quasi riempitivi. Non è tanto il sound a essere simile alla band di Carmelo Orlando, bensì quella voglia di emergere, di mettere il massimo, che c'era nei primi lavori di quel gruppo e che ritroviamo presente qui. Il nome più vicino è quello degli In Tormentata Quiete, ancora maledettamente poco noti nonostante tre grandissimi album, senza la loro teatralità, ma con la stessa capacità di spaziare tra i generi, tra il rock e il metal, tra la dolcezza di una ballata acustica e la cattiveria di una scarica black metal in scream. Il versante è quello dei Klimt 1918, 'Undressed Momento', di metal estremo in proporzione ce n'è pochissimo. Non vedo troppe somiglianze con gli Alcest perché in Unalei si sente anche un certo calore mediterraneo, anche se il timbro del cantato è simile, per fortuna non nasale come quello di Neige. Chi l'avrebbe mai detto? Una piccola perla dell'underground.
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