IRA: THE SYNDROME OF DECLINE
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05/03/2013Quando si parla di death metal, si immagina che il gruppo che lo suona sfoghi tutto il suo istinto rabbioso nelle canzoni composte e suonate, senza per forza scadere nel becerume di gruppacci che, con la scusa di far casino, non sanno neanche articolare una nota; nel caso dei nostri Ira, che come sappiamo tutti significa rabbia incontrollata, sembra che il gruppo viaggi col freno a mano tirato, arrivando fino ad un certo punto di incazzatura, salvo poi fermarsi ed accettare che si viaggi su velocità di crociera. Dopo questo preambolo dovuto, parliamo di 'The Syndrome Of Decline", primo full lenght per la band milanese, che arriva dopo due demo, buon esempio di death metal intricato e dalle sfumature progressive, sulla scia dei Death del povero Chuck Schuldiner (R.I.P.), ed anche dei connazionali Sadist, e che laddove ricalca queste caratteristiche colpisce nel segno grazie alle accelerazioni di "Un-Existence", ma sopratutto grazie alla suite "Occult Doctrine", suddivisa in quattro parti, in cui la band si sbizzarrisce a creare atmosfere appunto tipiche degli ultimi Death, farcendo il tutto con riff pieni di groove e con uno sfoggio di tecnica non comune, ma neanche fine a sé stesso, ricordando le botte sonore dei penultimi Soilwork. Se tutto l'album fosse su questa falsariga, saremmo qui a parlare di capolavoro assoluto ed anche se, come nella conclusiva "No Hope" ci sono delle spinte furiose, la tensione cala fino a rimanere su ritmi di assoluta tranquillità, quasi gli Ira non vogliano spargimenti di sangue. Sintomatico di tutto ciò sono "Lost In Pain" e "Emotionless", che sembrano essere sempre al limite dell'esplosione, ma non si sfogano mai; addirittura "Searching Myself" risulta scontata, quasi inoffensiva. Detto questo, si può sicuramente migliorare dal punto di vista sia del songwriting, di per sè già buono, sia della potenza esecutiva, la musica degli Ira ne trarrebbe sicuramente giovamento ripartendo dalle idee di "Occult Doctrine", perchè chi ha amato 'Symbolic' o 'The Sound Of Perseverance' urlerebbe di gioia, ma in parte può già farlo!
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