HELL: Curse and Chapter
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09/12/2013Quando si calca troppo la mano su un aspetto, questo finisce per diventare una macchietta e non verrà preso sul serio. Gli Hell lo fanno palesemente di proposito, giocano con tutta la simbologia classica e -perché no?- qualunquista del metal: tre serpenti che disegnano il 666 in copertina (idea vecchia come il mondo), accanto a caproni, monicker col forcone e giochi di parole da luciferini giocherelloni (tipo "Darkhangel"). Figuratevi che il ritornello della già conosciuta "The Age Of Nefarious" riprende "Acquarius" dei The Fifth Dimension! Andy Sneap si è divertito un mondo a resuscitare questa band, non c'è dubbio, ed è riuscito nell'intento in cui molti prima di lui hanno fallito. Tanto semplice a dirsi, quanto difficile a farsi: un buonissimo disco di heavy metal. Naturalmente lui, dall'alto della sua esperienza, fa in modo di colorare 'Curse & Chapter' con i toni decisi, imperiosi, propri delle sue produzioni. Se il disco precedente riprendeva demo impolverate, ora il materiale dovrebbe essere tutto nuovo e abbraccia in modo esaustivo diversi generi, dal thrash al power americano, con inserti ad hoc di effetti ed organo, direttamente dall'inferno, a quanto pare. Si passa da canzoni più dirette ("Something Wicked This Way Comes") ad altre più solenni (la maestosa "A Vespertine Legacy"), ma tutte sono collegate da una ispirazione che non conosce momenti di stanca. L'insieme è molto dinamico e vede protagonista un cantante che sa andare vicino a King Diamond (falsetto meno esasperato, ma non meno elaborato, come nella parte iniziale di "Deliver Us From Evil") o a Tim Owens, per la forza utilizzata. Una leggera prolissità penalizza la finale riuscita, visto che arriviamo a un'ora tonda di durata e alla fine qualche passaggio (non brani interi, attenzione) suona dettato dall'esperienza. Ancora ci chiediamo come hanno fatto a finire in tour con Carcass e Amon Amarth: allo stato dell'arte, questi Hell sono molto più appetibili di loro!
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