DESASTER: The Arts Of Destruction
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11/05/2012Sono furbi i Desaster. Propongono da una quindicina d'anni la stessa musica, ma oltre a suonarla discretamente bene, sanno anche come porsi nei confronti degli ascoltatori riuscendo a carpire simpatie e aprrezzamenti, a differenza di molte altre band simili. Astuti perchè in primo luogo sono molto meno rozzi e approssimativi di quanto vogliano far credere. La base è un black metal alquanto personale perchè attinge in uguale misura sia da quello primordiale dei Venom, sia da quello svedese. La differenza la fanno i dettagli, abilmente nascosti dalla produzione pastosa e old school. Prendiamo ad esempio la titletrack: il cantato è convulso e vivo, si fa fatica a chiamarlo appunto "cantato", tanto sembra entrato nella parte il singer; gli stacchi e i cambi di ritmo sono repentini e di ampio respiro, concentrando più stili di metal e rendendo i pezzi abbastanza vari. Caratteristiche queste che si ripresentano in ogni canzone, sia nelle schegge thrash, sia in quelle più lunghe ed elaborate con oscillazioni di qualità che gratificano i pezzi più lunghi. C'è qualcosa di complicato in questo disco? Davvero nulla. Solo musica suonata con passione, musicisti che sono elementari quanto si vuole, ma che quando trovano la loro dimensione (leggasi: no agli abusi di doppia cassa e a riff troppo melodici) fanno il bello e il cattivo tempo. Così facendo i confini tra i generi scompaiono e ti ritrovi con break di scuola NWOBHM, o emozionanti pezzi che toccano gli otto minuti. La durata per il genere proposto è tuttavia considerevole: tre quarti d'ora abbondanti sono difficili da fare scorrere senza sbadigli o passi falsi, ed i Desaster non fanno eccezione.
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