ZODIAC: A Hiding Place
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31/10/2013Secondo album per questi crucchi revivalisti dei Seventies, che cercano di sviare l'audience con una copertina di tutt'altro genere, e pure insipida. Va bene la carne giovane in bella vista, ma avremmo preferito qualcosa di più netto. Gli Zodiac immergono il loro sound nel blues più puro e confezionano cinquanta minuti che sanno tantissimo di vecchio. Il batterista -in forza anche ai Long Distance Calling- si trattiene dal mostrare le sue potenzialità con molta fatica, il fatto è che la band si propone di scrivere canzoni immediate, con riff semplici ed improvvisi, ma il risultato non è godibile del tutto per la estrema prevedibilità di ogni cosa. A partire dal cantato che annuncia la sua provenienza geografica sin da subito, con il timbro roco e deciso, passando poi per tributi sfacciati agli UFO ("Moonshine") e ai Thin Lizzy ("Downtown", peccato per gli spossati bridge). Si salva dalla mediocrità la grande emotività di "Leave Me Blind" e gli spasmi impressionanti che dilatano l'atmosfera della "Cortez The Killer" di Neil Young e rifatta con personalità assente nel resto dei brani. Anche "Free" non è affatto male nella sua insistenza, peccato per la poca sintesi. Poco per salvare il disco intero, tanto che 'A Hiding Place' è consigliato solo ai più irriducibili fan del blues rock.
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