MYRKUR: M
data
24/08/2015Nel nostro primo incontro con Myrkur (niente paura, non ci abbiamo provato...) eravamo rimasti con l'amaro in bocca: si sentiva che il progetto era qualcosa di coraggioso, eppure un EP buttato lì in modo abbastanza frettoloso e con un solo pezzo notevole (Nattens Barn) non era proprio il massimo. Potenziale solo intravisto, insomma. Passa meno di un anno e la nostra artista danese si mette nelle mani di Garm degli Ulver per il mix, in quelle di Teloch (ultimamente con i Mayhem) per alcuni strumenti e rilascia il suo primo full, M. Una lettera, un sigillo. Le idee si fanno più chiare, si sviluppano meglio in ogni direzione. Sia la componente eterea, elfica, naturalistica che quella black metal riescono a colpire a fondo. Ne passa dal definirlo un lavoro rivoluzionario, chi lo fa è ammaliato dall'ancora acerbo carisma di Myrkur, o non ha mai ascoltato gli Ulver o tutta la compagnia cascadiana che oggi va tanto di moda. In questi pezzi sentiamo quel black ultra grezzo e anche alcune sezioni molto delicate, condotte da pianoforte e sensuale voce e cadenza nordica, il tutto è figlio di Bergtatt (o anche nipote), album che ancora evidentemente insegna molto, con qualche ambizione in più nel primo brano e in generale quando intervengono gli strumenti tradizionali. La formula è quella, non si sfugge, però ammettiamo che questo continuo alternarsi tra carezze e urla strazianti ha un certo fascino si va a collocare in un mondo alternativo rispetto a quello del solito black metal. Ripetiamolo: non va a crearlo ex novo, ma -per così dire- ne arreda uno in modo parzialmente diverso. Se si aggiungesse un altro po' di sostanza all'insieme, i risultati sarebbero ancora migliori. Senz'altro Myrkur è di un'eleganza stilistica fuori dal comune.
Commenti