KADAVAR (Ger): ABRA KADAVAR
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28/05/2013E' ufficiale, gli anni settanta sono tornati! Difatti, ultimamente, vuoi per pura passione, vuoi per cercare di sfuggire a questa società marcia senza assumere allucinogeni di sorta, il recupero delle sonorità di quel periodo é sotto gli occhi di tutti, e così é anche per i berlinesi Kadavar, trio che già da questo tipo di formazione, nonchè dall'immagine di copertina, riprende i fasti che furono di Blue Cheer e Grand Funk Railroad, condendoli con un tocco di psichedelico doom caro tanto per cambiare ai Black Sabbath. Le composizioni in sè sono valide, hanno un tiro potente, senza molti fronzoli se si escludono "Rhythm For Endless Minds" e "Abra Kadabra", dove l'effetto della masticazione del peyote é evidente, due vere e proprie fughe dalla realtà per adagiarsi in caleidoscopici vortici sonori. La verve più rockettara é però preponderante: "Come Back Life", "Doomsday Machine", "Black Snake", "Liquid Dream" sono tutte schegge hard, dove i riff monolitici, il basso marcio e la batteria incalzante ne caratterizzano l'evolversi, il tutto straziato dalla voce assoutamente retrò di Lupus Lindemann, uno che sembra uscito da chissà quale "black country" inglese. Ma, c'è un ma, se tutto questo quarant'anni fa voleva dire suono fresco e originale, ora si tratta solo di mero recupero, senza alcuna traccia di personalizzazione, viene in mente quello fatto da Cathedral o Spiritual Beggars. Questo é un disco buono, anche onesto, ma non crediamo che in mezzo al marasma di uscite "di rispolvero", vedasi Orchid e Wolfmother, ci sia molto spazio per i Kadavar, a meno che col prossimo disco non decidano di togliere un po' di polvere del tempo accumulatasi su di loro. Staremo a vedere, per il momento rimangono tra gli ignavi!
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