FAITH: Decades Of Despair
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15/01/2013Tra le demo e il primo album serio dei Faith passano diciotto anni. Non sappiamo se si tratta di un record, ma di certo da 'Salvation Lies Within' in poi la band svedese si è ritrovata e con questo 'Decades Of Despair' siamo al quarto dignitoso disco. Il titolo dell'album lascia presagire la natura prettamente doom dell'opera, ma non lasciamoci sviare, in quanto di doom canonico non ne troviamo molto. Semmai viene alternato a momenti folk e ad altri (più frequenti) sinfonici, il che rende l'intero cd alquanto personale. Non fosse altro che per le tematiche trattate, inerenti alla cristianità e alla storia svedese. Lasciarsi sfuggire questo monolite imponente solo per sciocchi preconcetti sarebbe da stupidi. Un modo poco comune di intendere il doom, una ipotetica colonna sonora della ultima cena di Cristo ("Iscariot") oppure -senza alcun riferimento alla religione- dei solidi e un tantino ridondanti colossi da scalare. Si fa subito dura la strada da seguire, con undici minuti di titletrack, che mostra la corda nella ripetizione infinita del ritornello, ma che atmosfera, signori! Con le dovute distanze, una versione illuminata e "gentile" dei Solitude Aeturnus. Pare un controsenso, ma -ribadiamo- se letto alla luce del concept che i Faith decidono di seguire, il tutto ha un significato. Anche perchè i brani più classici ci sono comunque ("Marion Crane" ad esempio), ma sono meglio sfruttate le capacità del gruppo in "Ashes To Ashes" o la magica "Hwila", con toccante voce femminile. Pollice verso per l'interminabile "Codex Dei", che poteva benissimo durare cinque minuti in meno, benchè alcuni spunti come il tocco orientale al sesto minuto e l'assolo siano degni di lode. Chiusura in stile con una celeberrima cover: immaginate "Changes" dei Black Sabbath in vesti eteree e vi avvicinerete a quanto fatto dai Faith.
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