EÏS: Bannstein
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30/10/2015Avevamo perso di vista i Geïst tedeschi, autori di sublimi pagine del black metal centro-europeo degli anni Dieci... Eppure avevano solamente cancellato la G e la T dal moniker ed erano rimasti Eïs. Il precedente Wetterkreuz riprendeva il discorso in continuità col passato, compiendo però qualche passo indietro, perché non tutto luccicava come in passato e si lasciava spazio al mestiere, benché le variazioni necessarie a movimentare brani molto lunghi e gli effetti utilizzati rimanessero ben oltre la media. Con Bannstein gli arrangiamenti non sono più quelli che abbiamo apprezzato, si sono fatti pomposi, a tratti sinfonici, certamente più adatti all'anno in cui siamo, ma non è questo il campo in cui questi tedeschi sono delle eccellenze. Non siamo (ancora) davanti a una versione corposa e silvestre dei Dimmu Borgir, non crediamo che i fan della band volessero questo... Sicuramemte qualcosa è cambiato. Hanno fatto meglio i Winterfylleth e i Drudkh, ad esempio. Oppure Downfall of Nur. Qui i lunghi brani, dalla durata compresa tra gli otto e i dieci minuti, spesso aspettano di essere salvati dalle tastiere: cosa che non sempre avviene. Ecco, sembra che si sia voluto fare un piccolo e indeciso passo verso la classe folk-intimista degli Empyrium interpretandola in modo marziale (ad esempio con l'uso di alcuni strumenti a fiato). Buttar via un disco come Bannstein è comunque una follia, nel senso che se fosse arrivato da qualche diciottenne norvegese a quest'ora staremmo gridando al miracolo, mentre per Alboin e Marlek è "solo" un lavoro di passaggio, perché a quel punto la sfida sarà riuscire a contenere le pulsioni sinfoniche e mantenere la propria anima radicata nel black. E ora scusate, ci andiamo a riascoltare quel gioiello di Galeere (se non ce l'avete, il canale Youtube della Prophecy potrà darvi tante soddisfazioni).
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