BETZEFER: The Devil Went Down to the Holy Land
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09/12/2013Fidatevi, anche a noi non piace per niente il modo con cui i Betfezer si presentano. Dal monicker alle copertine, infatti, abbiamo posticipato sempre la loro conoscenza approfondita per via di questa apparenza sciatta e mediocre. Partiti da Roadrunner nel 2005, non hanno lasciato il segno con l'etichetta olandese, quindi si sono stabiliti in Germania e la ponderatezza con cui rilasciano i dischi dovrebbe dire qualcosa su questi ragazzi israeliani. Molto meglio addentrarsi nella sostanza del terzo album dei Nostri, pastoso e denso come le varie tendenze degli anni Novanta insegnano. 'TDWTTHL' non nasce originale, non ha altre velleità se non quella di farvi esplodere la testa a suon di martellate che sono tanto sincere e genuine quanto incanalate in un preciso genere, che quindi non sorprenderà nessuno. La grinta e la soddisfazione che possiamo trarre dall'album sono maggiori se non ascoltiamo Pantera, Lamb Of God (ma anche Chimaira) da molto tempo. Non che ci siano scopiazzamenti, anzi, i Nostri sono sempre molto attenti a diversificare i brani e a cercare le zampate da mammuth, quindi se la inutile introduzione e la titletrack vi dicono poco, nella loro linearità, aspettate di arrivare alla coppia di "Suicide Hotline" (che rimanda alle "Suicide Note" di "panteriana" memoria), oppure a "Yuppie Six Feet Underground", diverse e altamente pericolose. Il cantante è il mattatore assoluto, visto che riesce a sprigionare la violenza di 'Far Beyond Driven' senza risultare afono come il Phil Anselmo dei giorni nostri, ma senza i riff molto vari e la batteria dal suono caldo non saremmo qui a parlar bene dei Betzefer.
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